(My) Word on a Wing

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Appena rientrata da Londra, sono stata inseguita da una notizia per me molto dolorosa. I motivi sono artistici e personali, legati al mio passato giornalistico ma soprattutto umano. Inutile sintetizzarli ora. Chi possiede un animo sensibile intuirà ciò che provo, chi no pazienza.

Oggi ho ricevuto davvero tanti messaggi e squilli di telefono, anche in considerazione del fatto che una manciata di ore prima eravamo con Morgan, Daniele Pensavalle, Mark Adams e tutti gli altri a celebrare l’uscita di Blackstar, nel cuore di Londra. Ho risposto solo agli amici più cari, non ho più voglia di parlare.

Domani sul quotidiano “Libertà” uscirà una pagina monografica che ho curato citando i piacentini che hanno compreso e amato l’immensità culturale e artistica di David Bowie. Da sempre, non solo oggi.

Per quanto riguarda l’approfondimento di Classic Rock, vi rimando al prossimo numero del mensile in edicola.

 

Un pensiero su “(My) Word on a Wing

  1. Io conoscevo di lui solo il lato più pubblico e le canzoni più famose, ma in realtà ne sapevo e ne so molto poco.
    Mi rendo conto però che per te doveva essere importante, quindi ti sono vicina. Stamattina una radio locale belga, durante uno speciale su David, ha lanciato un messaggio molto bello: quando se ne va gente come il Duca Bianco è come se si perdesse uno di famiglia, perché è più il tempo che si passa ad ascoltare le loro canzoni che a stare con i propri fratelli, cugini o amici.
    Che dire quindi… Niente che non possa sembrare retorico. Anche se non ne aveva bisogno, ora David entra nel mito.
    Un abbraccio
    Manuela

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